Si accendono dispute e si formano capannelli: la faccenda è seria!
Intorno ai 6/8 anni i bambini cominciano a chiedersi se Babbo Natale esiste davvero.
È un argomento scottante e serio a quell’età, alcuni in classe sostengono con baldanza di esserne certi: “Babbo Natale non esiste, me lo ha detto mio cugino, i regali li portano mamma e papà!”
Ovviamente in molti non vogliono crederci e contrattaccano risoluti: “non è vero, Babbo Natale esiste! Io l’ho visto, ieri era davanti al negozio di scarpe”
Si accendono dispute e si formano capannelli in cui si sciorinano prove a sostegno dell’una e dell’altra tesi, qualcuno dubita ma non riesce a farsene una ragione: “ma come, e allora dove sono finite tutte le letterine che gli ho mandato in questi anni? Quanto lavoro per niente!”
Poi, però, i piccoli vogliono sapere la verità e così vanno dai genitori a chiedere, più o meno titubanti e speranzosi: “mamma, papà: Babbo Natale esiste davvero?”
È successo anche a Nicoletta e oggi vi racconto come ho aiutato suo papà Roberto a trattare l’argomento sostenendo e rispettando il ruolo di tutte le parti coinvolte: genitori, bambini e Babbo Natale.
La prima disillusione della nostra vita
“Ieri, prima di entrare a scuola, Nicoletta mi ha buttato lì che un suo compagno di classe gli ha detto che Babbo Natale non esiste ed io sono rimasto abbastanza spiazzato, non me lo aspettavo e non ho avuto una risposta pronta” mi ha raccontato Roberto.
“Come hai fatto, allora?” ho chiesto io.
“Le ho chiesto di raccontarmi cosa le avesse detto il suo compagno di classe e come lei gli avesse risposto. In pratica ha parlato solo Nicoletta, mi ha raccontato cosa si erano detti e poi è entrata a scuola, si può dire che sono stato salvato dalla campanella”. mi ha risposto lui.
Roberto, come capita a molti, non era preparato a rispondere a questa domanda e ad affrontare una delle questioni più significative della vita di un bambino e così l’abbiamo fatto insieme.
Se ci pensate, scoprire che Babbo Natale non esiste, è forse la prima di molte disillusioni che affrontiamo durante la nostra vita per cui è davvero una cosa seria, soprattutto per i bambini e vale la pena ragionarci su seriamente.
Crescendo, capiterà spesso di scoprire che le cose sono diverse da come pensiamo ma non per questo sono per forza sbagliate, deludenti o negative. Essere preparati ad affrontare, capire e accettare la nuova realtà e come adeguarsi nel modo corretto è tra le cose migliori che possiamo imparare a fare.
Cosa rappresenta per te, che sei adulto, Babbo Natale?
Capito quanto c’era in ballo e deciso a cogliere l’occasione per affrontare un tema tanto importante, Roberto mi ha chiesto di aiutarlo a capire come fare.
Allora, come prima cosa, mi sono fatto raccontare cosa rappresenta per lui Babbo Natale.
“Non saprei dirlo bene: una storia, una favola a cui si crede da bambini”
“Quindi, ora che sei adulto, Babbo Natale non fa più parte del tuo mondo?”
“Certo che ne fa parte, perché Babbo Natale è il simbolo delle feste natalizie anche per noi adulti”
Babbo Natale è un personaggio millenario che fa parte della cultura di mezzo mondo, anche se declinato in una moltitudine di varianti, ha più o meno sempre a che fare con regali, bambini e giorni di festa e oggi, come ha detto Roberto, è diventato il simbolo delle feste natalizie.
Possiamo considerare quella di Babbo Natale una storia e una rappresentazione a cui partecipiamo tutti noi, ognuno con il proprio ruolo.
Non è una bugia: è una recita di massa a cui partecipiamo tutti
Per tutti noi Babbo Natale è stato reale: la notte di Natale ci portava i doni e li metteva sotto l’albero. Rappresentava un mondo magico che ci rendeva felici e sognanti, poi, un giorno, abbiamo scoperto che non è reale, che quella di Babbo Natale è una storia immaginaria, una storia a cui partecipano tutti ma proprio tutti: i nostri genitori, i nonni, gli zii, i vicini di casa, le maestre, i signori in televisione e i fratelli/cugini/amici più grandi.
Ed è proprio così: tutti fanno la loro parte per tenerla in piedi e permettere ai bambini di crederci e vivere una storia fantastica e magica. È una rappresentazione di massa con un protagonista, Babbo Natale e due coprotagonisti, chi crede che sia reale (i bambini piccoli) e chi ha scoperto che non lo è (i bambini grandi e gli adulti).
Entrambi i coprotagonisti sono indispensabili per la sopravvivenza del protagonista, quindi ognuno di noi ha un ruolo importante in questa storia, che ne sia conscio oppure no.
Il primo, piccolo grande rito di passaggio verso l’età adulta
Ciò a cui sta andando incontro Nicoletta è il suo primo piccolo grande passo verso l’età adulta, c’è decisamente un prima e un dopo questo evento.
Prima si è bambini piccoli e dopo si diventa bambini grandi, a testimonianza di ciò c’è la famosa frase: ma tu credi ancora a Babbo Natale?
Ecco perché prima parlavo di “cosa seria” ed ecco perché è importante che Roberto affianchi e guidi Nicoletta nel suo piccolo grande rito di passaggio.
Bisogna contenere il dispiacere e la delusione facendole capire che queste cose fanno parte della vita e che non c’è niente di male, spiegandole che ora il suo ruolo cambia ma rimane sempre centrale nella storia fantastica di Babbo Natale.
Dimmelo tu se Babbo Natale esiste davvero
Ho proposto a Roberto di sollecitare Nicoletta a ragionare lei stessa sul dilemma e a sviluppare da sola le sue tesi nell’una o l’altra direzione, aiutandola solo a tenere la rotta una volta scelta una.
Tenete conto che quando un bambino affronta questo argomento ha già cominciato a dubitare e, a 6/8 anni, ha già una serie di conoscenze ed esperienze tramite le quali valutare i fatti e farsi un’idea ma ha bisogno di una mano per dare forma e concretezza ai suoi dubbi ed è qui che entrate in gioco voi.
Date un senso e riconoscete come possibile ogni aspetto verosimile della storia, concordando con loro che questo e quel fatto può essere reale, soffermatevi e fateli ragionare su quelli meno verosimili.
Potete partire dal classico punto debole della storia e cioè come faccia Babbo Natale a consegnare i regali a tutti i bambini del mondo in una sola notte e come facciano le renne a volare.
Mettetevi, anche voi adulti, nei panni di investigatori alla ricerca della verità (fingendo di non conoscerla) e accettate e rispettate anche le spiegazioni più fantasiose che vi dà il bambino e piano piano offritegli, cercandolo nella vostra comune esperienza, qualche spunto per far sì che sia lui stesso a metterle in dubbio.
Roberto, per esempio, mi ha raccontato che insieme a Nicoletta hanno fatto i calcoli per capire quanto tempo Babbo Natale aveva a disposizione per consegnare ogni regalo e finire in una sola notte. Immaginando 5 persone in media per famiglia e 7 ore (notturne) per consegnare i regali, è venuto fuori che Babbo Natale avrebbe dovuto metterci 0,000168 secondi per ogni consegna.
“Papà, è veramente troppo veloce anche per Babbo Natale e non credo che le renne possano volare così forte”
Babbo Natale continua ad esistere anche dopo che sai la verità
Così facendo Nicoletta ha dedotto da sola che Babbo Natale non esiste e questo ha fatto sì che se ne facesse una ragione senza né traumi né pianti.
In più, Roberto ha subito arruolato Nicoletta, che ha un fratellino più piccolo, nella grande famiglia dei coprotagonisti (bambini grandi e adulti) e le ha spiegato quanto sia importante questo ruolo e come fare per permettere ai bambini piccoli di godersi, come ha fatto lei, la magica storia di Babbo Natale.
Così, invece di sentirsi delusa e sconfortata per aver appena scoperto che Babbo Natale non esiste, Nicoletta è stata subito entusiasta e fiera di poter fare la sua parte perché il fratellino possa continuare a vivere la sua favola di Natale.
Se vuoi io posso darti una mano a farlo, fammi sapere
Ogni aspetto della relazione con i nostri figli può essere preso come spunto per imparare qualcosa di più su di loro (e su di noi), per essere a loro più vicini e ci aiuta a capire meglio e ad affinare il tipo di educazione (e il suo scopo finale) che vogliamo dare loro.
Non aspettare, come ha fatto Roberto, che i tuoi figli ti prendano alla sprovvista con la fatidica domanda, comincia a ragionarci su e pensa a come la vuoi affrontare.
Se vuoi io posso darti una mano a farlo.
Per me è un piacere dare una mano a chi sceglie di mettersi in discussione e vuole migliorare. Per questo ho deciso che:
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